Una questione di fiducia
In un mondo in cui chiunque può pubblicare, la vera differenza non è più solo nel dire, ma nel dimostrare. Essere o non essere in Newsme non è una questione di appartenenza, ma di fiducia. Le sorgenti che popolano la piattaforma non sono semplici voci del web: sono realtà verificate, capaci di mantenere un rapporto corretto con la verità dei fatti. Newsme nasce per restituire ordine all’informazione, ma anche per riconoscere e valorizzare chi costruisce notizie con metodo, trasparenza e responsabilità.
Il valore della fonte
Ogni notizia ha un’origine, e quella origine conta. Una sorgente ammessa su Newsme deve provenire da testate o giornalisti confermati, registrati e riconoscibili. Non si tratta di un filtro arbitrario, ma di un impegno verso il lettore. La qualità di ciò che si legge dipende da chi scrive, dal rigore con cui si verificano le informazioni e dalla capacità di distinguere l’opinione dal fatto. Per questo Newsme seleziona e monitora costantemente le proprie fonti, garantendo che dietro ogni titolo ci sia una voce affidabile.
La verifica dello status di giornalista o testata avviene attraverso i registri ufficiali dell’Ordine dei Giornalisti italiani e, quando applicabile, mediante la consultazione del ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione) gestito da AGCOM. Questi strumenti pubblici garantiscono la tracciabilità e l’autenticità delle figure professionali che operano nell’informazione, offrendo a Newsme la possibilità di confermare con trasparenza l’affidabilità della sorgente. Solo chi risulta regolarmente registrato e rispetta le norme deontologiche previste può essere considerato una fonte idonea alla pubblicazione ma ovviamente questo non è l’unico requisito da soddisfare.
La tecnologia come garanzia
La trasparenza passa anche dai mezzi. Per essere inclusa, una sorgente deve disporre di feed RSS conformi agli standard tecnici di interoperabilità. È un requisito tecnico, ma anche etico: solo così Newsme può garantire che i contenuti vengano letti, catalogati e proposti senza distorsioni. La struttura dei feed non è solo una questione di formato, ma di chiarezza. È ciò che consente di trasmettere la notizia così com’è, senza alterazioni, nel rispetto dell’autenticità originaria del messaggio giornalistico.
La candidatura delle nuove voci
Chiunque può proporre la propria testata o il proprio spazio d’informazione per entrare in Newsme. La piattaforma accoglie le candidature di chi crede nel valore di un’informazione pulita, verificata e accessibile. Tuttavia, l’ingresso non è automatico: ogni richiesta viene esaminata, valutata e verificata con attenzione. Non si tratta di esclusione, ma di selezione basata su criteri di coerenza, trasparenza e continuità editoriale. Newsme cresce con le voci che rispettano il patto con la verità.
Proporre la propria candidatura è possibile e libero, senza impegni e assolutamente apprezzato. Se sei un lettore e vuoi proporre una fonte o sei una fonte, giornalista che ne fa parte o proprietario di un blog, puoi entrare in contatto con NEWSME nell’unico modo possibile: la compilazione del form alla pagina contatti
Un giudizio consapevole
La decisione finale sull’inclusione di una sorgente appartiene a Newsme, che si riserva un giudizio insindacabile. Non per imporre una visione, ma per preservare l’integrità di un progetto che si fonda sull’autonomia e sulla credibilità. Ogni approvazione o rifiuto è il risultato di un’analisi che tiene conto della storia della testata, della coerenza dei contenuti e dell’impegno verso la correttezza dell’informazione. Essere in Newsme significa condividere una responsabilità comune: quella di non tradire la fiducia del lettore.
Per concludere
Essere o non essere in Newsme non è una questione di visibilità, ma di coerenza. È la differenza tra pubblicare per esserci e comunicare per contribuire. In un ecosistema che premia l’attenzione e la chiarezza, Newsme sceglie di accogliere solo chi riconosce che l’informazione vera nasce dal rispetto: del lettore, dei fatti e delle parole. Entrare in Newsme significa far parte di un linguaggio comune, dove la qualità non è un privilegio, ma un dovere condiviso.
