…e se la riapertura delle nazioni in stato di pandemia/epidemia fosse stato un errore?
Ci svegliamo in un settembre 2020 in cui, dopo aver affrontato i rigori, anche se non estremi, di un lockdown che ha sconvolto la primavera di tutti, scopriamo che l’estate è stata caratterizzata soltanto dalla consueta voglia di estate, vacanza e riposo. Ma è stato davvero, e sarebbe dovuto essere davvero, il tempo della vacanza e del riposo? E se avessimo dovuto essere più forti? E se, invece di pretendere il consueto riposo, avessimo dovuto iniziare a lavorare davvero per un adeguamento radicale? A cosa? Beh ad un cambiamento radicale. Quale? Beh, la consapevolezza che i problemi dell’umanità si stanno evolvendo più rapidamente di quanto non si evolva l’umanità stessa.
Al di là della necessità di far marciare l’economia dei paesi, è ragionevole chiedersi se, in stato di pandemia/epidemia, sia corretto affermare che l’isolamento delle nazioni aiuterebbe ad isolare focolai del virus, suoi ceppi ed il percorso di “sanificazione”?