Ogni attività tesa al lucro, ogni attività, quindi, tesa alla compravendita di prodotti o servizi, attività commerciali di vendita al pubblico, aziende di produzione, liberi professionisti, e chiunque quindi, lavori per un profitto, dovrebbe avere un B-SIDE.
Un B-SIDE nel business è la capacità di convertirsi per poter esercitare anche in condizioni di crisi come una pandemia. Se lo si vuole, lo si può pensare come un secondo lavoro, ovvero un riciclasrsi, continuando a fare la propria professione o una seconda professione, a favore dell’emergenza.
Lo stato paga, in caso di emergenza, il professionista tanto quanto è la media degli anni precedenti, nello spesso periodo e per il periodo in cui lo occupa in questa attività a favore della sopravvivenza in condizione di crisi. Il professionista diviene quindi dipendente dello stato. In questo periodo il professionista non può più instaurare nuovo business e può essere convertito solo per la percentuale di perdita del normale esercizio. L’attività consueta e l’attività in emergenza devono poter coesistere ed il professionista deve fare la stima e comunicarla al governo come percentuale di disponibilità.
In questo modo il mondo commerciale si converte in emergenza e diviene strumento dello stato per la sopravvivenza del paese nel periodo di emergenza e per uscire dall’emergenza.
Un esempio
- Un bar in centro città deve interrompere la sua attività al 100%.
- Il BAR si converte per il 100% del suo tempo lavoro per la produzione, in periodo di pandemia di pasti per i lavoratori.
- Il Bar deve convertirsi per 30 giorni
- La media di fatturazione dei 3 anni precedenti per lo stesso periodo è di 15.000 euro
- Il Bar produce, nei 30 giorni di emergenza, pasti per un valore di 15.000 euro che fattura allo stato.
In questo modo ogni persona abile al lavoro può e deve, in tempo di crisi e/o emergenza, essere riciclata per generare sostegno alla manovra di uscita dalla crisi.